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Eclipse Music svelata: parla Francesco Stella
Posted by passEnger in Just Music Makers Nights, Music Makers
In vista della nuova puntata di Just Music Makers (info QUI) che vedrà ospite la scuderia Eclipsemusic esibirsi in live e dj set insieme agli interventi della compagnia parigina di danza Karma Dance Project, abbiamo contattato Francesco Stella, label manager di Eclipsemusic per scoprire qualcosa di più su di lui e sulla label che gestisce.
La seconda parte dell’intervista, a breve online, sarà dedicata ad un podcast realizzato da Francesco, che riassumerà le influenze e le ispirazioni per la creazione dell’etichetta.
Un grazie speciale ad Andrea Pregel per aver realizzato l’intervista e per il continuo supporto!
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Ciao Francesco, iniziamo quest’intervista parlando del tuo percorso musicale. Qual è il tuo background, quando hai iniziato a mettere dischi e quali sono i suoni che ti hanno maggiormente influenzato?
Per capire il mio percorso musicale bisogna fare un passo indietro di 20 anni. Intorno al 1990 ho iniziato a frequentare il mondo dei club proprio quando si iniziava a parlare di House Music. All’epoca ero completamente all’oscuro delle sue origini e facevo una certa confusione a comprenderne le diverse forme, dalla bocca della gente uscivano parole tipo Acid, Chicago, Techno ma ad essere sincero ero più rapito da tutto quello che ruotava attorno alla scena musicale nei club. Nel frattempo in Italia nasceva il fenomeno degli After Party ed è stato proprio in quel periodo che ho capito l’importanza della musica e del DJ.
Spinto dalla curiosità, nel 1994 ho iniziato a girare tra Londra, Manchester, NY e Ibiza assistendo all’esplosione del fenomeno House in club come Ministry Of Sound, Hacienda, Space, Amnesia e Sound Factory. Ben presto iniziai a comprare vinili per suonare a casa di amici e da li a poco trovai qualche residenza come Dj in piccoli club di Torino per approdare in seguito alla consolle della Daisy Tribe dove ho avuto l’opportunità di suonare con i migliori DJs della scena House italiana e internazionale come Moreno Pezzolato, Leo Mas, Ricky Montanari, Flavio Vecchi, Ralf, Tedd Patterson, Kenny Carpenter, DJ Disciple, David Morales. In quel periodo l’House si rifaceva ai classici Garage e Disco quindi sostanzialmente nei miei set si potevano sentire i dischi di etichette come Nu Groove, Strictly Rhythm, Guidance, MAW e Nervous miscelati insieme ad una buona dose di classici Trax e DJ International.
Grazie a queste esperienze e spinto da una grande sete di conoscenza ho scoperto le vere radici del fenomeno, quindi ho iniziato a collezionare dischi e a individuare dei punti di riferimento, potrei elencare mille artisti ma sostanzialmente i suoni che mi hanno influenzato maggiormente sono quelli seminali di Kraftwerk, Gottsching, Tangerine Dream e Gary Numan, i ritmi post punk di band come Joy Division, Cabaret Voltaire e Depeche Mode, tutta la scena newyorchese da Kool Herc a Bambaataa ai suoni di label come Salsoul e Prelude passando per la West End, Larry Levan e i classici Garage, il movimento post disco di Arthur Russell, Liquid Liquid, Esg e Material, fino ad arrivare alla scena House e Techno che ha segnato indelebilmente il mio excursus musicale con le produzioni di artisti come Marshall Jefferson, Larry Heard, Joe Claussell, Glenn Underground, MAW, Francois K, Stacey Pullen, Rhythim Is Rhythim, UR, Maurizio, il primo Carl Craig, Rhythm & Sound e tantissimi altri.
Cosa rappresentano per te Detroit e Berlino?
Trovo di gran lunga più interessante Detroit per quanto riguarda un discorso musicale generale, e non mi riferisco solo alla Motown o i tre di Belleville, piuttosto al ruolo che la città ha ricoperto nello sviluppo della musica nera e di come abbia influenzato centinaia di artisti in tutto il mondo, che si parli di Jazz , Rock, Soul, House o Techno.
Berlino comunque non è da meno. Mi sorprende come negli ultimi vent’anni sia riuscita ad assorbire gli input detroitiani, elaborarli, reinterpretarli e in un certo senso rispedirli al mittente sotto una nuova forma. Adoro la Dub Techno, è un genere che mi ha permesso di vedere oltre l’orizzonte sonoro, ha colpito il mio immaginario, continua ad ipnotizzarmi con i suoi suoni morbidi e profondi.
Techno e house sono le due sorgenti da cui è scaturita tanta musica attuale, ma nonostante l’età che avanza conservano ancora il fascino e la modernità di venticinque anni fa…
Ma certo, visto i tempi che corrono c’è molta più poesia nel comprendere le nostre origini piuttosto che rincorrere a tutti i costi un futuro che ancora deve arrivare, Techno e House mantengono integra la loro credibilità.
Cosa pensi della scena elettronica contemporanea?
Se Carl Craig e Moritz Von Oswald pubblicano la loro musica su Deutsche Grammophone e Brian Eno un album su Warp, penso che di strada ne è stata fatta molta e che sono ottimi segnali per la musica elettronica.
Nel mezzo del cammin di nostra vita hai deciso di aprire un’etichetta, la Eclipse Music: da cosa nasce questa decisione e in che modo ha preso forma il progetto?
Mi ritrovai in una selva oscura, con la frustrazione di aver perso troppo tempo. All’inizio l’idea è nata con l’intento di pubblicare delle mie produzioni poi mi sono reso conto che gestire un’etichetta e produrre musica allo stesso tempo non è facile, richiede enormi sforzi in termini di tempo e denaro e così, ho iniziato a pubblicare produzioni di artisti emergenti utilizzando una semplice formula, se una traccia mi entra in testa allora non mi faccio molte domande, la pubblico e basta. Eclipse è un contenitore di significati del tutto personali che non necessita spiegazioni razionali, è la colonna sonora delle mie emozioni del mio rapporto con la natura, con l’ambiente che mi circonda.
“Eclipse è un contenitore di significati del tutto personali che non necessita spiegazioni razionali”
Da cosa deriva la scelta del nome?
E’ stato un caso, una sera di primavera sono uscito per guardare un’eclissi lunare e davanti a quello spettacolo ho inziato a pensare ai pianeti, alle stelle, all’assenza di luce e così mi è venuto in mente un semplice concetto metaforico legato all’eclissi, quello di un’etichetta che promuovesse sonorità nate all’ombra del mainstream. Era il 2006, in pieno fermento Minimal ho deciso di andare contro corrente e rifiutare categoricamente ogni imposizione dettata dal mercato e dalle mode.
Siamo in piena era digitale, i mercati crollano, i negozi di dischi chiudono e tu scegli di pubblicare solo in vinile… Incoscienza, nostalgia, o c’è qualcosa di più?
Direi qualcosa di più, non voglio scatenare polemiche sterili legate alla qualità del suono o altro, mi limito a dire che il supporto conta fino ad un certo punto e l’importanza che si da è del tutto soggettiva. Siamo ancora circondati di tanta tecnologia valida e perfettamente funzionante, se per qualcuno è più comodo un laptop al posto di una valigia di dischi avrà le sue ragioni. Non è escluso che nel 2011 Eclipse possa comunque pubblicare qualche cosa per il mercato digitale, anche se probabilmente non tutto.
Quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato nel gestire l’etichetta?
Trasmettere la propria visione agli artisti non è una cosa facile. Il rischio più grande è quello di scendere a compromessi per mettere le parti d’accordo. La figura del Label Manager spesso è soggetta a imposizioni artistiche. Un esempio può essere quello dell’artista che ti sottopone delle tracce, tu le scegli e decidi che sono buone poi quando ti arriva il mixdown finale sono completamente diverse da come le avevi sentite. Questo aspetto implica perdite di tempo che si aggiungono ad altri rallentamenti dovuti alla distribuzione e ai pre-ordini.
Mantenere un rapporto di rispetto reciproco diventa un aspetto fondamentale per stringere sinergie e collaborazioni durature, poi io non sono il tipo di Label Manager che vuole imporre la propria personalità, trovo che gli artisti debbano essere liberi di esprimersi come meglio credono mantenendo comunque integra la visione della label.
Quali sono i suoni a cui intendi dare spazio?
Ogni artista che pubblica su Eclipse ha un suono personale che lo distingue, non volevo creare una label che avesse una release uguale all’altra, per troppo tempo abbiamo assistito all’avvicendarsi di etichette elettroniche con 4 o 5 artisti che avevano tutti lo stesso stile, a me non interessa essere riconosciuto per un suono preciso, penso che gli artisti debbano avere la possibilità di crescere e maturare secondo il loro percorso personale. Ci sono produttori come Roberto Bardini e Decoside che hanno un suono più immediato e riconducibile ad un genere ben preciso, altri come passEnger e Edanticonf che coltivano sonorità più sperimentali che si comprenderanno meglio sulla distanza e con il passare del tempo. Comunque Eclipse rimane una piattaforma Techno che trova ispirazione da sonorità di etichette come Transmat, UR, Metrolex, Planet E, Basic Channel, Chain Reaction, Maurizio e Rhythm & Sound, ma anche dall’eredità dei grandi compositori contemporanei come Jarre e Vangelis.
Con il passare del tempo ho anche maturato l’esigenza di creare una sub-label che desse spazio a suoni più House e così è nata Black Sunshine Recordings che grazie alla prima release firmata dal giovane e talentuoso produttore russo Yuri Shulgin sotto il nickname di Mistanomista ha già avuto un successo inaspettato. Aspettatevi altre sorprese!
Come scegli gli artisti con cui collaborare?
La scelta dell’artista è un processo abbastanza spontaneo, ovviamente in primis devo rimanere affascinato dalla musica, però l’artista deve avere anche certe qualità dal punto di vista umano. Trovo che i veri artisti siano quelli che non si definiscono tali, che riescono a mantenere una buona dose di umiltà e soprattutto di purezza. Sono molto selettivo in questo e non accetto comportamenti superficiali o atti ad elevare eccessivamente l’ego.
“Trovo che i veri artisti siano quelli che non si definiscono tali, che riescono a mantenere una buona dose di umiltà e soprattutto di purezza”
A breve andrà in stampa la quinta uscita dell’etichetta, firmata Edanticonf. Che tipo di suoni dobbiamo aspettarci?
Non voglio anticipare troppo, dico solo che la title track Winter Morning è un esplosione di suoni. Una vera bomba!
Lo scorso settembre è venuta a mancare una figura importante della scena di Detroit, con cui hai avuto modo di collaborare attraverso la label. Qual è il tuo ricordo di Aaron-Carl?
Collaboravamo da qualche anno ed era sempre un piacere corrispondere con lui, era una di quelle persone che arricchiscono lo spirito, molto cordiale e affettuosa.
Ci saremo dovuti incontrare di persona in occasione di una sua data qui a Torino, poi la notizia della malattia e la tragica scomparsa, è successo tutto così in fretta che siamo rimasti attoniti e sgomenti. Ci mancherà molto!
Veniamo a Eclipse at The Cube. Il prossimo 18 dicembre presenterai in anteprima a JMM un progetto speciale che vede coinvolto un collettivo parigino di danza. Com’è nata la collaborazione con il Karma Dance Project e come si articola la performance?
La collaborazione è nata quasi per caso, quest’estate ho ritrovato una cara amica che non vedevo da molti anni e che vive a Parigi svolgendo il suo lavoro di ballerina professionista, e così, parlando di trascorsi e progetti futuri è saltata fuori questa idea di collaborare ad un progetto che coinvolgesse la sua compagnia di ballo KDP e la mia etichetta Eclipse.. così non abbiamo perso tempo, le ho inviato delle tracce sulle quali ha iniziato ad creare una coreografia con la sua compagnia e il risultato sarà quello che vedrete al “the Cube” questo 18 dicembre in occasione dell’attesissimo evento Just Music Makers.
Danza e musica elettronica: due mondi apparentemente lontani si incontrano in una miscela di suoni e movimenti. Qual è il segreto?
La voglia di esplorare nuove frontiere, sperimentare e cercare nuove forme di dialogo tra varie discipline artistiche. Danza e Musica sono un binomio imprescindibile sia che si tratti di generi o categorie.
Ascolteremo del materiale inedito?
Certamente! Ascolterete in anteprima alcune tracce che faranno parte di una raccolta di vari artisti e che uscirà a breve su CD. Non dico altro!
In parallelo a questa intervista hai accettato di preparare un mixato con le tracce che più hanno influenzato il profilo musicale dell’etichetta. Immagino che la scelta di questi dischi trascenda la qualità o la bellezza delle musiche e si possa ricondurre a un legame emotivamente più profondo…
Sarà una selezione di 15 tracce che hanno profondamente segnato il mio percorso musicale e di conseguenza ispirato la nascita della mia etichetta.
Due ore di suono globale dove spazierò tra l’elettronica classica passando attraverso svariati generi musicali: Ambient, Jazz, Krautrock, Post Punk, Dub, House, Techno, Funk …on and on.
A tre anni dalla prima uscita Eclipse firmata Rob Bardini è possibile voltarsi e ripercorrere con lo sguardo la strada fatta, raccogliendo sensazioni e ricordi. Qual è il bilancio di quest’esperienza ancora in corso? Come risponde il mercato e qual è lo spirito con cui prosegui l’avventura?
Ricordo molto bene e con affetto la sera che ho parlato del progetto Eclipse a Federico Gandin, un noto DJ della vecchia scuola di Torino che, forte delle sue precedenti esperienze, mi diede dei preziosi consigli, c’era anche Roberto Bardini che già conoscevo per alcune sue produzioni che giravano da un po’. Che dire, sono passati pochi anni per fare un vero e proprio resoconto. C’è ancora molta strada da fare e ormai Eclipse ha un suo piccolo seguito di sostenitori, il mercato risponde con entusiasmo. Quando si punta ad un prodotto di nicchia e di qualità la responsabilità delle vendite ha un peso sostenibile e quindi si è più liberi da schemi o imposizioni dettate dal mercato. Quando celebreremo il decimo anno faremo un bilancio vero!
Musica di qualità, produttori giovani e di talento, performance di danza… Quale sarà il prossimo passo? Hai progetti in cantiere?
Al momento sto lavorando al release plan che sta iniziando ad infittirsi, a breve uscirà il disco di Edanticonf e la seconda uscita di Black Sunshine sempre prodotta da Mistanomista, a seguire il sampler Various Artists SYZYGY (“A collection of multiple trax in the same gravitational system”). Sto raccogliendo materiale per pubblicare l’album di un mio artista ma non voglio anticipare niente, infine la collaborazione con Karma Dance Project potrebbe avere degli sbocchi imminenti.
Sogni nel cassetto?
Molti e sono legati alle mia passioni principali come la fotografia, il cinema e i viaggi.
Scheletri nell’armadio?
Stai scherzando? Non basterebbero altre 10 interviste!
Chiudiamo con un momento marzulliano. Tv e giornali sono pieni di spazzatura: meglio la musica alternativa o l’alternativa è la musica?
Avrei preferito di gran lunga “Si faccia una domanda, si dia una risposta”.. ..ma prima che Giovanna Bizzarri inizi ad intonare al pianoforte una canzone di Giggi D’Alessio scappo! ciao!!!
Grazie mille per l’intervista! E in bocca al Cubo!
Crepi dalla potenza dei decibel!
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La seconda parte dell’intervista sarà pubblicata a breve.
Francesco Stella si esibirà in dj set il 18 Dicembre per Just Music Makers a “Eclipse at the Cube”.
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