CAT | Music Makers
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Just Music Makers …finora.
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This is… JIMMY EDGAR!
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Dopo qualche mese di assenza, periodo dedicato alla neonata label ICON of DESIRE, Just Music Makers ritorna con una nuova puntata, a questo giro a supporto dei ragazzi di China Surprise, per portare in Italia un grande talento contemporaneo: Jimmy Edgar!
Jimmy Edgar rappresenta da sempre il prototipo del nostro artista ideale.
Nativo di Detroit, musicalmente figlio di Prince e del funk elettrificato degli ’80s, fin dalle prime produzioni è stato però sempre proiettato verso il futuro grazie alla sua capacità di incorporare l’attualità/avanguardia elettronica all’interno del groove e dell’attitudine ‘raw’ proprie delle sue influenze.
Dall’elettronica al silicio degli esordi su Merck, passando per i piccoli gioielli di ritmi sintetici pubblicati da Warp (Bounce, Make, Model e Access Rhythm) fino all’album di esordio Color Strip, l’ascesa del nostro è stata convincente dal punto di vista artistico ed efficace dal punto di vista comunicativo: amante delle atmosfere sexy e pregne di appeal e ammiccamenti, ma sempre cool e minimaliste nei riferimenti estetici, Jimmy Edgar ha costruito una propria immagine inconfondibile.
Il suo suono negli ultimi anni si è affinato, pur mantenendo grande versatilità: dalle release sperimentali su label di culto come Semantica e Detroit Underground, alle uscite più legate al funk elettronico per Citinite per K7!, ora Jimmy approda alla Hotflush di Scuba con un nuovo prezioso album, Majenta.
Jimmy Edgar arriverà a Torino il 5 maggio per presentare il nuovo live sviluppato con tanto di ‘LED sync show’, lavoro visuale che utilizza le ultime tecnologie di sincronizzazione led.
Il suo show sarà il fulcro di ‘This is Not London’, intensa giornata di musica che, dalle 19 fino a tarda notte, vedrà alternarsi alla consolle i dj di China Surprise, il live di Unstable Compound, la techno di Old and Yound Records e i resident di Just Music Makers passEnger e xluve. Siateci!
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This is Not London / Sabato 5 Maggio / h.19-05
Ingresso:
€ 7 in prevendita / € 10 intero
Prevendite:
info@chinasurprise.it / Alessio: +39 339 73 79 348
Info:
info@chinasurprise.it / Facebook
Una nuova avventura per la crew di Just Music Makers: ICON of DESIRE.
Un’etichetta di musica elettronica che nasce dalla stessa esigenza che ha guidato le proposte artistiche delle serate targate Just Music Makers, ovvero la volontà di proporre quello che gli altri non propongono, visioni sonore di artisti magari poco conosciuti ma dal grande potenziale emotivo e dall’indubbia ispirazione artistica.
La prima uscita è uno speciale vinile limitato a 300 copie che esplora inusuali tecniche di incisione del disco unite a un concept astronomico che lega il flusso delle tracce a inmmaginari viaggi cosmici. La musica incisa su disco appartiene ad artisti a cui siamo molto legati: Annie Hall, già ospite di Just Music Makers, Louis Haiman di San Diego, apprezzato artista già su Transmat, la cui etichetta fwdthought ha regalato perle elettroniche di assoluto valore in passato, il ‘resident’ di Just Music Makers passEnger, e il polacco Furthr, già apprezzato per le produzioni deep techno su Enypnion.
Various Artists – Introducing Icon Of Desire – [IOD-001, 2011]
E’ disponibile la versione ‘limited’ in vinile (inclusiva di versione digitale, anche acquistabile separatamente) direttamente dal sito di ICON of DESIRE oppure tramite discogs, Interstellar Sounds, ecc.
info/ordini: hello (at) iconofdesire.com
web site: www.icondesire.com
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Francesco Stella in the mix /// JMM03 Podcast – parte 2
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Ecco a voi la terza ed ultima parte dell’intervista (qui la prima e qui la seconda parte) a Francesco Stella, label manager di Eclipse Music.
In questo suo secondo mixato Francesco si sposta su periodi più recenti ed arriva al cuore delle coordinate musicali, espressive ed emotive che lo hanno portato a creare Eclipse Music. Buon ascolto!
Francesco Stella – JMM03 Podcast (parte 2)
Download: Francesco Stella – JMM Podcast – parte 2 (click con il destro + ‘salva come’)
Scuba – Green Light [Ovum recordings]
Per molti anni ho suonato questo disco dal centrino azzurro con rappresentato sopra il bimbo Max del racconto ‘Where The Wild Things Are’ ma non potevo immaginare che dietro il nickname Scuba si nascondesse uno dei produttori di Philadelphia che stimo di più, King Britt. In assoluto uno dei suoi lavori che preferisco di più, sei tracce una più bella dell’altra. Ho scelto ‘Green Light’ perché rappresenta di più il mio concetto di musica deep.
Rhythm & Sound w/ Paul St. Hilaire – Spend Some Time [Burial Mix]
Scriverò un unico commento su le prossime tre tracce, a partire da questa.
Genio allo stato puro, la capacità di Moritz Von Oswald e Markus Ernestus di plasmare generi nuovi di Electronic Dub ha segnato indelebilmente gli anni ’90 e ha consolidato la loro reputazione iniziata con le produzioni Basic Channel, Cyrus, Maurizio e i vari Rounds numerati. Riuscire ad avere una visione così profonda della cultura musicale giamaicana rimanendo chiusi nello studio di una gelida Berlino a chilometri di distanza dal mare caraibico e dalle temperature rigeneranti è un qualche cosa che può accadere solamente a chi è dotato della stessa immaginazione di Stevenson, costretto a letto nelle desolate lande di Scozia e alle prese con la stesura di quel capolavoro intitolato ‘L’isola del Tesoro’. Il suono del duo teutonico ha fatto maturare inconsapevolmente dentro di me il desiderio di aprire una label che promuovesse suoni profondi.
Rhythm & Sound – Queen In My Empire (Version) [Burial Mix]
Vedi sopra.
Round Four Feat. Tikiman – Find A Way [Main Street Records]
Vedi sopra.
Larry Heard – Missing You [Jack Trax]
Avrei potuto scegliere tantissime tracce più rappresentative del suono di Mr. Fingers, ma non ho resistito e ho incluso quella che rappresenta meglio me e i miei trascorsi da DJ di warm up. Per molti anni quando suonavo con la Daisy Tribe ho dovuto aprire i set di grandi nomi della scena House e quindi la mia ricerca puntava a proporre tutte quelle tracce che potessero accompagnare con dolcezza la gente sul dancefloor. Questa era una di quelle.
Frankie Knuckles presents Satoshie Tomiie – Tears [FFRR US]
A chi pensa che le canzoni House parlino solo di sesso e droga ecco una pronta smentita!
I’m a real good actor / This is a heavy roll / Our love is a script /
And you carry total control / Like a clown and I’ve been smiling /
Whenever people were all around / But when the curtain comes down / And the circus is through / No one is left but me you and all my /
Tears / So many tears and my tears / One word could wash them away / One word could take the place.
Per chi come me è cresciuto musicalmente a cavallo tra gli anni 80 e 90 Robert Owens ha rappresentato niente più e niente meno che la migliore voce maschile della scena House. Tears è un classico che mantiene intatta la sua magia a distanza di anni.
John Daly – Freak Out Or Get Out [Wave Music]
Era esattamente il 2007 quando in piena fase creativa e alle prese con il concepimento di Eclipse esce sull’etichetta di Francois Kevorkian il disco di un produttore irlandese a me sconosciuto. Senza troppi giri di parole posso tranquillamente asserire che John Daly mi ha dato la spinta definitiva nell’intraprendere l’avventura discografica.
Boyd Jarvis – Atmos-Fear (Atmospheric Mix) [Wave Music]
E’ stata dura non includere in questo podcast una traccia di Francois Kevorkian, molto probabilmente uno dei personaggi che preferisco in assoluto nella cultura dance. Alla fine sono contento di aver comunque scelto due tracce della sua etichetta Wave Music, mi fa sognare e in un certo senso mi sento più vicino al Francois K manager che al Francois K ineguagliabile e inimitabile DJ/producer. ‘Atmos-Fear’ è stata una traccia che ha accompagnato per tanti anni i miei set e trova ancora sempre un posticino nella mia borsa. Ha tutti gli elementi del suono Wave, forte impatto sul dancefloor mantenendo suoni eterei e profondi.
Mood II Swing – Call Me (Duke’s Pink Mix) [Earth, Moon & Sun]
John Ciafone & Lem Springsteen sono ricordati per aver prodotto nel corso di un ventennio una quantità di musica di inestimabile valore. La versione firmata DJ Duke di ‘Call Me’ mi rimanda imediatamente alle atmosfere Loft di David Mancuso e ai suoni vintage di Dexter Wansel. Disco che ha segnato il 2000 ed è stato ampiamente suonato anche da DJ Harvey e Idjut Boys.
Bobby Konders – Version [Nu Groove]
Volevo includere in questo podcast un disco della Nu Groove che è stata per molto tempo, ed è tutt’ora, una delle mie label preferite. La puntina è caduta su ‘The Poem’, un classico che non ha bisogno di presentazioni, ma poi ho deciso di suonare ‘Version’ che è la stessa identica traccia ma priva delle parole Dub Poet che rimandano ancora alle atmosfere giamaicane già esplorate con i Burial Mix di prima.
Maurizio – M4 [Maurizio]
Era il 1995 la prima volta che ascoltai Francois Kevorkian a Londra e mi ricordo come se fosse ora l’effetto che mi fece ascoltare M4 sul sound system del Ministry Of Sound (per chi non lo sapesse disegnato e progettato da Richard Long e Larry Levan per volere di Harvey Bassett). Dal giorno seguente mi sono messo alla ricerca di questo disco sconosciuto ma senza successo. Una volta tornato in Italia riesco finalmente a mettere le mani su questo disco di plastica rossa senza sapere che dietro a quel suono c’era l’uomo che cambiò definitivamente il mio modo di ascoltare musica. Moritz Von Oswald. Again!
Underground Sound Of Lisbon – Are You Looking for Me? (In The Backroom II) [Twisted America]
Non poteva mancare un disco Twisted, che insieme alla Tribal sono state indubbiamente le etichette più innovative dell’house anni ’90. Puntando su un suono decisamente tribale le loro release hanno scandito un decennio con i successi firmati Murk, Danny Tenaglia e Peter Daou. Underground Sound Of Lisbon producevano sostanzialmente tracce da After Party come la smash hit ‘So Get Up’. Qui nel podcast ho scelto una delle mie preferite, Dirty House dal testo altamente erotico.
Soul Purpose – Soul Purpose Too [Low Pressings]
Benchè la Low Pressings faceva un suono troppo tribale e progressive per i miei gusti, questa traccia di Clive Henry e Justin Drake meglio noti come Peace Division rappresenta bene il genere che proponevo in apertura quando c’era la necessità di un suono più deep.
Lou 2 – Freaky [Strictly Rhythm]
Ed eccoci alla Strictly Rhythm! Penso che nella mia collezione di vinili ci siano più Strictly che dischi di altre label. Una delle etichette più prolifiche della storia dell’House americana. Ne ho preso uno a caso e come per magia è venuta fuori una produzione di Little Louie Vega. Deep allo stato puro, classe e qualità da vendere come tutte le produzioni firmate MAW, che si tratti di Louie Vega o Kenny Dope o tutti e due insieme.
Avrei dovuto soffermarmi molto di più sulle produzioni Masters At Work ma sinceramente sono andato in crisi, poco spazio e necessità di sintetizzare non aiutano di certo a selezionare le tracce più rappresentative del loro lavoro, dai progetti Kenlou ai capolavori Nuyorican Soul, fino alle incursioni disco ’70 di The Bucketheads, loro sono stati i veri pilastri della cultura House americana con influenze più Soul, Afro, Latin e Jazzy.
Virgo – Free Yourself [Trax Records]
Ok Trax Records! da dove cominciare? Difficile scrivere due righe su quella che molto probabilmente è stata l’etichetta House per antonomasia. Trax vuol dire innanzitutto centrino rosso con scritta bianca, un segno inconfondibile che rimanda a Chicago, a Ron Hardy, alle produzioni di leggende come Frankie Knuckles, Mr. Fingers, Phuture, Marshall Jefferson, Adonis. Ed ecco proprio questi ultimi! Potevo scegliere ‘No Way Back’ di Adonis oppure qualche traccia di Jungle Wonz. Sinceramente ho voluto puntare su un Trax meno popolare ma sempre noto agli appassionati e la scelta non poteva cadere che su una loro produzione congiunta, Adonis Smith + Marshall Jefferson = Virgo! uno dei progetti più interessanti su Trax Records. Lascio a voi il giudizio!
Rhythim Is Rhythim – It Is What It Is [Transmat]
Da Chicago a Detroit nel mezzo la storia della musica dance elettronica. Due città, due generi House e Techno. Scelgo “Icon” o “It Is What It Is”? ..ma che ne so!!! Chiudo gli occhi e pesco a caso, ed eccoci qui! Una delle tracce più soulful di Derrick May, perché Detroit Techno vuol dire una miriade di stili diversi, allora su cosa puntare per comprendere meglio il concetto di Hi Tech Soul? Traccia adattissima sia per un’audience House che Techno, ha segnato i miei gusti musicali per sempre. Intensamente suonata da DJs come Francois K, Laurent Garnier, Tony Humphries, Marshall Jefferson, rimane oggi uno dei migliori esempi di Detroit Techno che io conosca. Qui un mio piccolo segno di riconoscimento va a due DJs di Torino, Federico Gandin e Gianluca Pandullo, che mi hanno avvicinato ai suoni di questa label e di questo ineguagliabile genere musicale.
Basic Channel – Q1.1/I [Basic Channel]
1993! Questo disco è stato prodotto nel ’93. Penso a cosa si ballava in quell’anno mentre questi due erano da qualche parte su Marte ad esplorare nuovi orizzonti sonori. Si, sto di nuovo parlando di nuovo di quei due simpatici ragazzi, Moritz Von Oswald e Markus Ernestus. Altra label fondamentale della quale consiglio un attento ascolto (intero catalogo) e per capire cosa mi ha spinto ad intraprendere l’avventura Eclipse.
Galaxy To Galaxy – Hi Tech Jazz (Live Version) [Underground Resistance]
E così siamo giunti alla fine del podcast. Vi lascio con una traccia firmata UR e direi che ogni commento è superfluo.
Piuttosto vorrei fare una considerazione sul fatto che due ore di podcast non sono minimamente sufficienti per esplorare il mio universo musicale. Ho omesso decine di act, band e produttori che stimo, per citarne alcuni, Black Science Orchestra, Gary Numan, Model 500, Liquid Liquid, Joy Division, Tangerine Dream e molti altri, ma devo dire che mi sono divertito a scovare dischi che mi hanno riportato indietro nel tempo e il mio ringraziamento più sincero va ai ragazzi di Just Music Makers che mi hanno dato questa possibilità. Dedico quest’ultimo disco a loro e soprattutto a Voi! Se leggete quest’ultima riga vuol dire che avete avuto la pazienza di seguirmi e di ascoltare. Grazie!
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Eclipse Music svelata: parla Francesco Stella
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In vista della nuova puntata di Just Music Makers (info QUI) che vedrà ospite la scuderia Eclipsemusic esibirsi in live e dj set insieme agli interventi della compagnia parigina di danza Karma Dance Project, abbiamo contattato Francesco Stella, label manager di Eclipsemusic per scoprire qualcosa di più su di lui e sulla label che gestisce.
La seconda parte dell’intervista, a breve online, sarà dedicata ad un podcast realizzato da Francesco, che riassumerà le influenze e le ispirazioni per la creazione dell’etichetta.
Un grazie speciale ad Andrea Pregel per aver realizzato l’intervista e per il continuo supporto!
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Ciao Francesco, iniziamo quest’intervista parlando del tuo percorso musicale. Qual è il tuo background, quando hai iniziato a mettere dischi e quali sono i suoni che ti hanno maggiormente influenzato?
Per capire il mio percorso musicale bisogna fare un passo indietro di 20 anni. Intorno al 1990 ho iniziato a frequentare il mondo dei club proprio quando si iniziava a parlare di House Music. All’epoca ero completamente all’oscuro delle sue origini e facevo una certa confusione a comprenderne le diverse forme, dalla bocca della gente uscivano parole tipo Acid, Chicago, Techno ma ad essere sincero ero più rapito da tutto quello che ruotava attorno alla scena musicale nei club. Nel frattempo in Italia nasceva il fenomeno degli After Party ed è stato proprio in quel periodo che ho capito l’importanza della musica e del DJ.
Spinto dalla curiosità, nel 1994 ho iniziato a girare tra Londra, Manchester, NY e Ibiza assistendo all’esplosione del fenomeno House in club come Ministry Of Sound, Hacienda, Space, Amnesia e Sound Factory. Ben presto iniziai a comprare vinili per suonare a casa di amici e da li a poco trovai qualche residenza come Dj in piccoli club di Torino per approdare in seguito alla consolle della Daisy Tribe dove ho avuto l’opportunità di suonare con i migliori DJs della scena House italiana e internazionale come Moreno Pezzolato, Leo Mas, Ricky Montanari, Flavio Vecchi, Ralf, Tedd Patterson, Kenny Carpenter, DJ Disciple, David Morales. In quel periodo l’House si rifaceva ai classici Garage e Disco quindi sostanzialmente nei miei set si potevano sentire i dischi di etichette come Nu Groove, Strictly Rhythm, Guidance, MAW e Nervous miscelati insieme ad una buona dose di classici Trax e DJ International.
Grazie a queste esperienze e spinto da una grande sete di conoscenza ho scoperto le vere radici del fenomeno, quindi ho iniziato a collezionare dischi e a individuare dei punti di riferimento, potrei elencare mille artisti ma sostanzialmente i suoni che mi hanno influenzato maggiormente sono quelli seminali di Kraftwerk, Gottsching, Tangerine Dream e Gary Numan, i ritmi post punk di band come Joy Division, Cabaret Voltaire e Depeche Mode, tutta la scena newyorchese da Kool Herc a Bambaataa ai suoni di label come Salsoul e Prelude passando per la West End, Larry Levan e i classici Garage, il movimento post disco di Arthur Russell, Liquid Liquid, Esg e Material, fino ad arrivare alla scena House e Techno che ha segnato indelebilmente il mio excursus musicale con le produzioni di artisti come Marshall Jefferson, Larry Heard, Joe Claussell, Glenn Underground, MAW, Francois K, Stacey Pullen, Rhythim Is Rhythim, UR, Maurizio, il primo Carl Craig, Rhythm & Sound e tantissimi altri.
Cosa rappresentano per te Detroit e Berlino?
Trovo di gran lunga più interessante Detroit per quanto riguarda un discorso musicale generale, e non mi riferisco solo alla Motown o i tre di Belleville, piuttosto al ruolo che la città ha ricoperto nello sviluppo della musica nera e di come abbia influenzato centinaia di artisti in tutto il mondo, che si parli di Jazz , Rock, Soul, House o Techno.
Berlino comunque non è da meno. Mi sorprende come negli ultimi vent’anni sia riuscita ad assorbire gli input detroitiani, elaborarli, reinterpretarli e in un certo senso rispedirli al mittente sotto una nuova forma. Adoro la Dub Techno, è un genere che mi ha permesso di vedere oltre l’orizzonte sonoro, ha colpito il mio immaginario, continua ad ipnotizzarmi con i suoi suoni morbidi e profondi.
Techno e house sono le due sorgenti da cui è scaturita tanta musica attuale, ma nonostante l’età che avanza conservano ancora il fascino e la modernità di venticinque anni fa…
Ma certo, visto i tempi che corrono c’è molta più poesia nel comprendere le nostre origini piuttosto che rincorrere a tutti i costi un futuro che ancora deve arrivare, Techno e House mantengono integra la loro credibilità.
Cosa pensi della scena elettronica contemporanea?
Se Carl Craig e Moritz Von Oswald pubblicano la loro musica su Deutsche Grammophone e Brian Eno un album su Warp, penso che di strada ne è stata fatta molta e che sono ottimi segnali per la musica elettronica.
Nel mezzo del cammin di nostra vita hai deciso di aprire un’etichetta, la Eclipse Music: da cosa nasce questa decisione e in che modo ha preso forma il progetto?
Mi ritrovai in una selva oscura, con la frustrazione di aver perso troppo tempo. All’inizio l’idea è nata con l’intento di pubblicare delle mie produzioni poi mi sono reso conto che gestire un’etichetta e produrre musica allo stesso tempo non è facile, richiede enormi sforzi in termini di tempo e denaro e così, ho iniziato a pubblicare produzioni di artisti emergenti utilizzando una semplice formula, se una traccia mi entra in testa allora non mi faccio molte domande, la pubblico e basta. Eclipse è un contenitore di significati del tutto personali che non necessita spiegazioni razionali, è la colonna sonora delle mie emozioni del mio rapporto con la natura, con l’ambiente che mi circonda.
“Eclipse è un contenitore di significati del tutto personali che non necessita spiegazioni razionali”
Da cosa deriva la scelta del nome?
E’ stato un caso, una sera di primavera sono uscito per guardare un’eclissi lunare e davanti a quello spettacolo ho inziato a pensare ai pianeti, alle stelle, all’assenza di luce e così mi è venuto in mente un semplice concetto metaforico legato all’eclissi, quello di un’etichetta che promuovesse sonorità nate all’ombra del mainstream. Era il 2006, in pieno fermento Minimal ho deciso di andare contro corrente e rifiutare categoricamente ogni imposizione dettata dal mercato e dalle mode.
Siamo in piena era digitale, i mercati crollano, i negozi di dischi chiudono e tu scegli di pubblicare solo in vinile… Incoscienza, nostalgia, o c’è qualcosa di più?
Direi qualcosa di più, non voglio scatenare polemiche sterili legate alla qualità del suono o altro, mi limito a dire che il supporto conta fino ad un certo punto e l’importanza che si da è del tutto soggettiva. Siamo ancora circondati di tanta tecnologia valida e perfettamente funzionante, se per qualcuno è più comodo un laptop al posto di una valigia di dischi avrà le sue ragioni. Non è escluso che nel 2011 Eclipse possa comunque pubblicare qualche cosa per il mercato digitale, anche se probabilmente non tutto.
Quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato nel gestire l’etichetta?
Trasmettere la propria visione agli artisti non è una cosa facile. Il rischio più grande è quello di scendere a compromessi per mettere le parti d’accordo. La figura del Label Manager spesso è soggetta a imposizioni artistiche. Un esempio può essere quello dell’artista che ti sottopone delle tracce, tu le scegli e decidi che sono buone poi quando ti arriva il mixdown finale sono completamente diverse da come le avevi sentite. Questo aspetto implica perdite di tempo che si aggiungono ad altri rallentamenti dovuti alla distribuzione e ai pre-ordini.
Mantenere un rapporto di rispetto reciproco diventa un aspetto fondamentale per stringere sinergie e collaborazioni durature, poi io non sono il tipo di Label Manager che vuole imporre la propria personalità, trovo che gli artisti debbano essere liberi di esprimersi come meglio credono mantenendo comunque integra la visione della label.
Quali sono i suoni a cui intendi dare spazio?
Ogni artista che pubblica su Eclipse ha un suono personale che lo distingue, non volevo creare una label che avesse una release uguale all’altra, per troppo tempo abbiamo assistito all’avvicendarsi di etichette elettroniche con 4 o 5 artisti che avevano tutti lo stesso stile, a me non interessa essere riconosciuto per un suono preciso, penso che gli artisti debbano avere la possibilità di crescere e maturare secondo il loro percorso personale. Ci sono produttori come Roberto Bardini e Decoside che hanno un suono più immediato e riconducibile ad un genere ben preciso, altri come passEnger e Edanticonf che coltivano sonorità più sperimentali che si comprenderanno meglio sulla distanza e con il passare del tempo. Comunque Eclipse rimane una piattaforma Techno che trova ispirazione da sonorità di etichette come Transmat, UR, Metrolex, Planet E, Basic Channel, Chain Reaction, Maurizio e Rhythm & Sound, ma anche dall’eredità dei grandi compositori contemporanei come Jarre e Vangelis.
Con il passare del tempo ho anche maturato l’esigenza di creare una sub-label che desse spazio a suoni più House e così è nata Black Sunshine Recordings che grazie alla prima release firmata dal giovane e talentuoso produttore russo Yuri Shulgin sotto il nickname di Mistanomista ha già avuto un successo inaspettato. Aspettatevi altre sorprese!
Come scegli gli artisti con cui collaborare?
La scelta dell’artista è un processo abbastanza spontaneo, ovviamente in primis devo rimanere affascinato dalla musica, però l’artista deve avere anche certe qualità dal punto di vista umano. Trovo che i veri artisti siano quelli che non si definiscono tali, che riescono a mantenere una buona dose di umiltà e soprattutto di purezza. Sono molto selettivo in questo e non accetto comportamenti superficiali o atti ad elevare eccessivamente l’ego.
“Trovo che i veri artisti siano quelli che non si definiscono tali, che riescono a mantenere una buona dose di umiltà e soprattutto di purezza”
A breve andrà in stampa la quinta uscita dell’etichetta, firmata Edanticonf. Che tipo di suoni dobbiamo aspettarci?
Non voglio anticipare troppo, dico solo che la title track Winter Morning è un esplosione di suoni. Una vera bomba!
Lo scorso settembre è venuta a mancare una figura importante della scena di Detroit, con cui hai avuto modo di collaborare attraverso la label. Qual è il tuo ricordo di Aaron-Carl?
Collaboravamo da qualche anno ed era sempre un piacere corrispondere con lui, era una di quelle persone che arricchiscono lo spirito, molto cordiale e affettuosa.
Ci saremo dovuti incontrare di persona in occasione di una sua data qui a Torino, poi la notizia della malattia e la tragica scomparsa, è successo tutto così in fretta che siamo rimasti attoniti e sgomenti. Ci mancherà molto!
Veniamo a Eclipse at The Cube. Il prossimo 18 dicembre presenterai in anteprima a JMM un progetto speciale che vede coinvolto un collettivo parigino di danza. Com’è nata la collaborazione con il Karma Dance Project e come si articola la performance?
La collaborazione è nata quasi per caso, quest’estate ho ritrovato una cara amica che non vedevo da molti anni e che vive a Parigi svolgendo il suo lavoro di ballerina professionista, e così, parlando di trascorsi e progetti futuri è saltata fuori questa idea di collaborare ad un progetto che coinvolgesse la sua compagnia di ballo KDP e la mia etichetta Eclipse.. così non abbiamo perso tempo, le ho inviato delle tracce sulle quali ha iniziato ad creare una coreografia con la sua compagnia e il risultato sarà quello che vedrete al “the Cube” questo 18 dicembre in occasione dell’attesissimo evento Just Music Makers.
Danza e musica elettronica: due mondi apparentemente lontani si incontrano in una miscela di suoni e movimenti. Qual è il segreto?
La voglia di esplorare nuove frontiere, sperimentare e cercare nuove forme di dialogo tra varie discipline artistiche. Danza e Musica sono un binomio imprescindibile sia che si tratti di generi o categorie.
Ascolteremo del materiale inedito?
Certamente! Ascolterete in anteprima alcune tracce che faranno parte di una raccolta di vari artisti e che uscirà a breve su CD. Non dico altro!
In parallelo a questa intervista hai accettato di preparare un mixato con le tracce che più hanno influenzato il profilo musicale dell’etichetta. Immagino che la scelta di questi dischi trascenda la qualità o la bellezza delle musiche e si possa ricondurre a un legame emotivamente più profondo…
Sarà una selezione di 15 tracce che hanno profondamente segnato il mio percorso musicale e di conseguenza ispirato la nascita della mia etichetta.
Due ore di suono globale dove spazierò tra l’elettronica classica passando attraverso svariati generi musicali: Ambient, Jazz, Krautrock, Post Punk, Dub, House, Techno, Funk …on and on.
A tre anni dalla prima uscita Eclipse firmata Rob Bardini è possibile voltarsi e ripercorrere con lo sguardo la strada fatta, raccogliendo sensazioni e ricordi. Qual è il bilancio di quest’esperienza ancora in corso? Come risponde il mercato e qual è lo spirito con cui prosegui l’avventura?
Ricordo molto bene e con affetto la sera che ho parlato del progetto Eclipse a Federico Gandin, un noto DJ della vecchia scuola di Torino che, forte delle sue precedenti esperienze, mi diede dei preziosi consigli, c’era anche Roberto Bardini che già conoscevo per alcune sue produzioni che giravano da un po’. Che dire, sono passati pochi anni per fare un vero e proprio resoconto. C’è ancora molta strada da fare e ormai Eclipse ha un suo piccolo seguito di sostenitori, il mercato risponde con entusiasmo. Quando si punta ad un prodotto di nicchia e di qualità la responsabilità delle vendite ha un peso sostenibile e quindi si è più liberi da schemi o imposizioni dettate dal mercato. Quando celebreremo il decimo anno faremo un bilancio vero!
Musica di qualità, produttori giovani e di talento, performance di danza… Quale sarà il prossimo passo? Hai progetti in cantiere?
Al momento sto lavorando al release plan che sta iniziando ad infittirsi, a breve uscirà il disco di Edanticonf e la seconda uscita di Black Sunshine sempre prodotta da Mistanomista, a seguire il sampler Various Artists SYZYGY (“A collection of multiple trax in the same gravitational system”). Sto raccogliendo materiale per pubblicare l’album di un mio artista ma non voglio anticipare niente, infine la collaborazione con Karma Dance Project potrebbe avere degli sbocchi imminenti.
Sogni nel cassetto?
Molti e sono legati alle mia passioni principali come la fotografia, il cinema e i viaggi.
Scheletri nell’armadio?
Stai scherzando? Non basterebbero altre 10 interviste!
Chiudiamo con un momento marzulliano. Tv e giornali sono pieni di spazzatura: meglio la musica alternativa o l’alternativa è la musica?
Avrei preferito di gran lunga “Si faccia una domanda, si dia una risposta”.. ..ma prima che Giovanna Bizzarri inizi ad intonare al pianoforte una canzone di Giggi D’Alessio scappo! ciao!!!
Grazie mille per l’intervista! E in bocca al Cubo!
Crepi dalla potenza dei decibel!
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La seconda parte dell’intervista sarà pubblicata a breve.
Francesco Stella si esibirà in dj set il 18 Dicembre per Just Music Makers a “Eclipse at the Cube”.
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Tacuma! …ovvero il plug and play fatto ‘orchestra’
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(English) Lost and found – An interview with Lost Trax
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(English) The man from the Elektron world /// Part 1 – Interview
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On JMM stage… Vaghe Stelle!
1 commento | Posted by passEnger in Just Music Makers Nights, Music, Music Makers
In occasione della prima session di Just Music Makers, Andrea Pregel ha intervistato Vaghe Stelle, sul nostro palco Mercoledì 25.
Buona lettura!
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Daniele Mana è un giovane musicista, dj e produttore torinese.
Ha un sacco di tatuaggi, ma proprio tanti.
È uno dei fondatori dello studio ASA~AMA, specializzato in progetti editoriali, installazioni artistiche, illustrazioni, grafica e sound design.
Probabilmente negherà l’evidenza, ma è chiaramente un nerd.
Lo abbiamo intervistato in vista della prossima esibizione a sPAZIO211 per il primo appuntamento stagionale di Just Music Makers.
Ciao Daniele, si mormora in giro che tu sia un nerd malinconico. Te la senti di sfatare una volta per tutte queste malignità?
Ciao Andrea. Del malinconico posso andarne anche fiero, è uno stile di vita ormai per me… Del nerd non ne sono molto orgoglioso e ce la metterò tutta con le prossime risposte a dimostrare il contrario.
Mai come nel tuo caso la musica rappresenta una necessità, un’urgenza. Come ha avuto inizio e come è proseguito nel tempo il tuo percorso di ricerca sonora?
Sì, hai ragione, la musica è stata ed è tuttora una via di fuga assolutamente necessaria. All’inizio era solo una questione di ascolto, crescendo e maturando ho sentito il bisogno di esprimere tramite il suono quello che a fatica riuscivo ad esprimere a parole.
Con questa prima risposta mi sono giocato la possibilità di contraddire le voci sulla malinconia, ora se dovessi cominciare a parlarti della mia ricerca sonora verrei catalogato come nerd a vita… Quindi ti dico che non faccio nessuna ricerca e che mi nasce tutto spontaneo perchè sono un figo… un figo vero.
Parlando dei tuoi progetti passati emergono prima i Nice Guys e poi The Pure… Tralasciando l’autocompiacimento nella scelta dei moniker, cos’hanno significato per te queste esperienze?
Ogni progetto è riferito a un momento specifico della mia vita, sia i moniker che la musica raffigurano questi momenti. Il primo con i Nice Guys era un periodo di scoperta in cui mi sono affacciato, con Cris, al mondo della musica in modo serio e professionale; è stato importantissimo e devo molto a quel periodo. The Pure è stato altrettanto importante, perchè ho cominciato a ricercare un suono personale che mi raffigurasse a pieno, ma che fosse nello stesso tempo originale.
Restando in tema di avventure importanti, hai avuto la fortuna e soprattutto il merito di prendere parte alla prestigiosa Red Bull Music Academy a Seattle. Lascia perdere le risposte da nerd…vogliamo il gossip!
Bè… La prima cosa che mi sento in dovere di dire è che la Red Bull crea dipendenza… L’Academy pure!
Parliamo di filosofia. Il 2009 ha segnato per te la chiusura di un ciclo e l’inizio di qualcosa di nuovo…
Non dire la parola ciclo in mia presenza!
Il nome Vaghe Stelle trae concettualmente spunto da Leopardi e Luchino Visconti. Scegli sempre trame allegre…
Sei simpatico… Guarda il film poi mi dici.
Non te la prendere, si fa per scherzare. Noi siamo contro gli stereotipi. Però fallo un sorriso ogni tanto…
(non risponde, ndr)
Ok, ok, la smetto. Dal punto di vista prettamente musicale, il progetto Vaghe Stelle segue traiettorie armoniche ben delineate. Quali sono i principali riferimenti e qual è la direzione che stai intraprendendo?
Vaghe Stelle prende spunto da tutta la scena cosmic e psichedelica, dai Beatles in avanti, passando per il noise e la techno, cercando di far ballare con il suono più personale possibile…
A breve vedranno la luce anche alcune delle tue produzioni…
Sì, a brevissimo uscirà il primo ep, Cicli 1, sulla label italiana Margot Records.
Arriviamo finalmente all’attesa rubrica “L’angolo del nerd”: descrivici i tuoi giocattoli, quali strumenti utilizzi per comporre ed esibirti dal vivo?
Bè, i miei trick per la produzione non te li dico neanche sotto tortura!
Amo il suono dei vecchi synth analogici e investo tutti i miei risparmi per collezionarli… Per il live uso un laptop un campionatore e un po’ di controller, tra cui il Monome un bell’oggettino in legno con tante luci colorate…
sPAZIO211 è un punto di riferimento in Italia per tutta la scena musicale indipendente ed è uno dei pochi locali realmente disposti ad accogliere nuovi suoni tra le proprie mura. Cosa dobbiamo aspettarci dalla tua esibizione?
Che domande, fuoco e fiamme!
Vuoi concludere l’intervista con una frase allegra?
Tristezza a palate.
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